Dalla scuola alla mobilità, cento passi per ripartire. Intervista a Maria Spena (FI)

Maria Spena

Intervista a Maria Spena. Scuola, università, mobilità. Il nostro Paese deve ripartire e c’è molto a cui pensare. A cominciare dalle scuole e dalle Università, senza le quali l’Italia non può dirsi davvero pronta a ricominciare. Ne abbiamo sentite di ogni, dalle schermature in plexiglass fino a ingressi scaglionati a partire dalle 7 del mattino. Tanta confusione e poche idee da prendere in considerazione. E tutto ciò a scapito delle famiglie. C’è incertezza anche sulla data di riapertura, fissata sembrerebbe per il 14 settembre. Senonché il 20 settembre si presuppone l’ennesima chiusura, stavolta per permettere l’Election Day.

«Forza Italia ha avanzato la proposta di trovare altre soluzioni, spazi diversi dove svolgere le elezioni. Dopo una settimana dalla riapertura delle scuole la chiusura per altri giorni è un ulteriore disagio per tutti, compreso il personale scolastico, i docenti e i ragazzi», ha dichiarato Maria Spena, deputata di Forza Italia.

Classi “pollaio”, come evitarle?

Non solo, la deputata ha posto l’attenzione su un altro problema su cui non si è agito tempestivamente: le classi “pollaio”. «Si sarebbero potute evitare se si fosse intervenuti in tempo, usufruendo dei mesi di lockdown per mettere in sicurezza le scuole e riprendersi spazi inutilizzati per le attività didattiche, con interventi di edilizia scolastica. Non è stato fatto, non c’è stata programmazione a partire già dagli asili nido. Avevamo tutto il tempo, oggi a sessanta giorni dalla riapertura i dirigenti scolastici sono alla ricerca di spazi extra, come cinema, teatri o altri spazi esterni».

Si potrebbe pensare di utilizzare soluzioni simili a quelle utilizzate nelle zone terremotate? Ad esempio container? «Sono tutte valutazioni di cui noi non siamo conoscenza. Ci sono edifici che hanno spazi esterni, altri invece non ne hanno ed è più difficile pensare a luoghi alternativi in cui fare lezione. Dobbiamo fare i conti anche con gli enti locali che dovranno dare i permessi. Insomma, dovremmo cercare di sintetizzare e semplificare per poter dare la possibilità alle scuole di creare davvero degli spazi alternativi che possano essere rimossi alla fine dell’emergenza. O di potenziare le strutture esistenti».

Reti internet al collasso: finanziata banda ultra larga

Non solo, nel momento del bisogno ci siamo resi conto che veniva meno anche un aspetto fondamentale che davamo per scontato: internet. Sì, perché finora in pochissimi lo utilizzavano per lavorare otto ore al giorno o per seguire lezioni virtuali. Quando invece è diventata una necessità ci siamo dovuti scontrare con una carenza importante e con le disparità che queste creavano. Parliamo ad esempio di bambini impossibilitati a seguire le lezioni online, o di studenti Universitari bocciati agli esami perché le linee non sostenevano troppi collegamenti.

«Bisogna potenziare la teledidattica e fare riferimento a piattaforme nazionali che garantiscano la sicurezza», ci ha detto Maria Spena in merito alle difficoltà legate alla didattica online. «Sono stati proposti dei fondi per installare fibra ottica gratuita per gli anni a venire e garantire la manutenzione delle reti. Sono stati investiti vari centinaia di migliaia di euro sulla banda ultra larga. È un investimento per il futuro della didattica e per metterla a disposizione dei nostri giovani che, anzi, potrebbero essere attivi nella manutenzione per sentirsi più coinvolti».

Università, in calo le iscrizioni

Se le scuole hanno agito tempestivamente per arginare una situazione nuova, l’Università ha agito più che tardivamente. Burocrazia resa ancora più lenta del solito dall’emergenza Covid, professori introvabili prima, scomparsi del tutto dopo. Lo stesso Ministro dell’Università è intervenuto con estrema lentezza per dare notizie alle famiglie.

L’effetto collaterale di una gestione difficile, unita alle difficoltà economiche, è un decisivo calo nel numero degli iscritti: «Quando una famiglia è in difficoltà i danni li subiscono figli, che, ahimè, devono rinunciare al proprio futuro. È per questo che noi sul Family Act, il disegno di legge a sostegno delle famiglie, abbiamo richiesto la detraibilità per le rette anche delle scuole paritarie e per le spese universitarie. Dopo le scuole la scelta di continuare il percorso di studi deve essere garantita a tutti. Abbiamo chiesto fondi anche per l’acquisto di libri scolastici basandosi sull’Isee, per l’affitto per le case dei fuori sede. Dobbiamo tentare tutte le modalità. Non dobbiamo inventarci nulla di particolarmente difficile, perché sappiamo quello di cui le famiglie hanno bisogno».

Sostegno alle attività in zone ad alta vocazione turistica

I primi di luglio è stato approvato un emendamento di Forza Italia al DL Rilancio, a firma di Maria Spena, che prevede l’introduzione di uno specifico Codice ATECO per gli esercizi commerciali, artigianali e di ristorazione ubicati in aree ad alta vocazione turistica, che potranno godere di specifici interventi economici. «Sappiamo che i centri storici che vivevano di turismo oggi affrontano una crisi ancora più grave degli altri quartieri. Quante serrande abbiamo visto chiudere che molto probabilmente non riapriranno? Abbiamo proposto che questi esercizi commerciali siano individuati come attività turistica tramite uno specifico codice ATECO. Prima di tutto dovremo individuare insieme all’Istat aree di crisi: penso ad esempio alla zona circostante Fontana di Trevi o intorno San Pietro. Lì alle attività che hanno sofferto il vuoto turistico, dall’artigiano, al commerciante al ristoratore, verranno estese esenzioni di tipo fiscale e finanziario previste per le attività turistiche in senso stretto, ad esempio gli alberghi».

Progetti nel cassetto: la Bretella Cisterna-Valmontone

Se ne parla da anni, ma la bretella Cisterna-Valmontone resta ancora un progetto nel cassetto. Eppure è innegabile l’importanza di questa infrastruttura. C’è tutta un’area industriale, agricola e vacanziera totalmente tagliata fuori e non dimentichiamo la pericolosità della Pontina, una delle strade a più alta mortalità. «Sin da novembre 2019 ho fatto un’interpellanza al Ministro competente per sapere a che punto era la Cisterna-Valmontone. Sappiamo bene tutti i problemi che ruotano intorno alla mancanza di quest’opera in termini di sicurezza, mobilità e qualità della vita.

Non ci sono state risposte ben precise, tutto era rimasto un po’ fermo sia rispetto ai progetti ANAS, sia rispetto alle attività di esproprio che dovevano essere terminate. La buona notizia è che ultimamente parlando con il Sottosegretario alle Infrastrutture mi è stato detto che quest’opera sarà tra quelle portate avanti nel decreto semplificazione e per questo verrà nominato un commissario straordinario. Io seguirò da vicino con la massima attenzione tutto l’iter, che vedrà avanzare soprattutto dopo la conversione del Decreto semplificazione. Aspettiamo da tati anni, speriamo di esser arrivati a un buon punto».

MIRIAM GUALANDI

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