Tra musica e poesia: serata con Michele Placido a Castel San Pietro Romano

Michele Placio CastelFoto di Gianluca Gasbarri

Musica e poesia riempiono le strade del meraviglioso borgo di Castel San Pietro nella serata di domenica 14 settembre. L’evento si è tenuto nell’ambito dell’iniziativa“Piccoli comuni si raccontano”, progetto promosso dalla Regione Lazio, realizzato da ATCL in collaborazione con LazioCrea. Protagonista della serata è stato l’attore, regista e sceneggiatore Michele Placido, accompagnato dalla musica di Gianluigi Esposito e Antonio Saturno.

“Piccoli comuni si raccontano”

Proprio l’evento di domenica 13 settembre ha aperto la seconda edizione del progetto “Piccoli Comuni si raccontano”. Anche quest’anno l’apertura del progetto si è svolta a Castel San Pietro. Già lo scorso anno, infatti, Castel San Pietro era stata sede dell’evento di apertura, ospitando una serata di musica con il Maestro Nicola Piovani.

Come spiega il sindaco di Castello Gianpaolo Nardi, “Piccoli Comuni si raccontano” è un’iniziativa culturale che serve a valorizzare i piccoli comuni del Lazio. Si tratta di un progetto pensato per 35 piccoli comuni del Lazio, comuni che contano non più di 5000 abitanti ciascuno. Comuni che hanno storie bellissime alle spalle e che vantano borghi mozzafiato. Per valorizzare questi gioielli del Lazio, è stato stilato un calendario di eventi, tutti gratuiti, che coloreranno il territorio fino alla fine di ottobre. L’iniziativa è fortemente sostenuta dal Presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti e dal Presidente della Commissione del Consiglio Regionale Rodolfo Lena.

L’evento

Castel San Pietro Romano nel secolo scorso ha ospitato alcuni tra i film più importanti del Neorealismo italiano. Basti citare i celeberrimi Pane, amore e fantasia e I due marescialli.

Domenica 13 settembre, Castello è stato il set per la performance dell’attore Michele Placido. Michele Placido è un affermato attore e regista, noto soprattutto per aver diretto il film Romanzo Criminale (2005), ispirato all’omonimo romanzo di Giancarlo De Cataldo.

La serata è si è svolta intervallando l’interpretazione di alcune tra le più belle poesie della letteratura italiana con dei brani musicali della tradizione napoletana. Un equilibrio perfetto tra la capacità evocativa della musica e quella delle parole. Non a caso, la prima poesia portata sul palco è stata proprio una poesia napoletana: “Pianefforte ‘e notte”, di Salvatore Di Giacono.

I versi di Neruda

A far emozionare gli spettatori è stata poi la calda e profonda voce di Placido che sussurrava dolcemente i versi di Neruda, “Ho dormito con te tutta la notte”:

“Tutta la notte ho dormito con te

vicino al mare nell’isola

eri selvaggia e dolce

tra il piacere e il sonno

tra il fuoco e l’acqua […]”

Tra le poesie, non è mancato un omaggio a due tra le più emozionanti protagoniste della poesia italiana al femminile: Elsa Morante e Alda Merini. Anna Gargano ha letto “Lettere” di Alda Merini, una donna che ha sofferto molto, ma che ha straordinariamente saputo trasformare tutto il dolore ricevuto in poesia. Lettere è una poesia che parla di ciò che resta dopo la dolorosa fine di una relazione. Mentre si vive un amore, sembra sempre che questo sia destinato a durare per sempre, ma questa certezza non può mai davvero averla nessun amante.

“Rivedo le tue lettere d’amore

illuminata adesso da un distacco,

senza quasi rancore.

L’illusione era forte a sostenerci,

ci reggevamo entrambi negli abbracci,

pregando che durassero gli intenti.

Ci promettemmo il sempre degli amanti,

certi nei nostri spiriti divini.” […]

Di Elsa Morante è stata letta “Alibi”, poesia dalla sensibilità stravolgente e dalla delicatezza quasi dolorosa:

“Solo chi ama conosce. Povero chi non ama!

Come a sguardi inconsacrati le ostie sante,

comuni e spoglie sono per lui le mille vite. […]”

Michele Placido a Castel San Pietro Romano

Placido ha poi recitato “L’Infinito” di Giacomo Leopardi”. Un grande classico della letteratura italiana.

«Guardando da qui», ha detto placido lasciandosi trasportare dalla bellezza del panorama di Castello, «si può davvero capire cosa intendesse dirci Leopardi. Noi oggi abbiamo distrutto quei sovrumani silenzi e quella profondissima quiete che affascinava tanto Leopardi. Siamo talmente sempre di fretta, sempre con i cellulari in mano, che non abbiamo mai tempo di lasciarci meravigliare dall’Infinito».

Ed è vero: viviamo ormai in un mondo senza pause, senza solitudine, senza spazio per riflettere, senza spazio per lasciarci stupire. Siamo talmente tanto impegnati che non ci viene neanche voglia di domandarci cosa c’è oltre la siepe, quanto ce n’è, dove e se finisce… mentre dovremmo chiedercelo un po’ più spesso.

È giunto poi il momento di Montale. «Montale, che è il poeta della semplicità», racconta Placido. «Montale non usa le solite parole per cantare l’amore, no. Preferisce delle metafore. Preferisce parlare… di scale. Le scale sono il percorso di un’esistenza fatta insieme in una vita».

La conclusione della serata

La serata si conclude con un omaggio al poeta più famoso di tutti i tempi: il nostro Dante Alighieri. Michele Placido affascina i suoi spettatori con un estratto del quinto canto dell’Inferno, quello di Paolo e Francesca.

«Siamo nel girone dei peccatori carnali», spiega Placido. «C’è un dettaglio interessante da notare: Dante parla sempre di Paolo e Francesca, non di Francesca e Paolo. Mette sempre prima il nome di Paolo… perché?

Perché, se ci pensate bene, Paolo è quello che non parla mai. Non dice una parola. Si limita a piangere. La donna, Francesca, ha più coraggio, non ha timore di raccontare la sua tragedia. Francesca sfida addirittura il Padre Eterno, quando dice “questo piacer, che ancor non m’abbandona”. Dante vede molti amanti durante il suo viaggio: Achille, Cleopatra, Didone, Semiramide… ma sceglie proprio Paolo e Francesca. Forse li sceglie perché rappresentano l’amore istintivo, viscerale, l’amore che tradisce. È da qui che parte un meraviglioso e malinconico canto d’amore».

Con Dante ed un’ultima canzone si conclude la serata. Placido sorride agli spettatori e dice: «Grazie per questa serata. È raro trovare un posto così giusto per fare teatro».

Articolo a cura di ESMERALDA MORETTI

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