Coronavirus, guarito il primo paziente curato con i monoclonali a Palestrina

Prosegue con ottimi risultati la somministrazione degli anticorpi monoclonali a Palestrina. È guarito e sta bene il primo paziente che il 30 marzo ha fatto il trattamento

Grazie anche alla sempre più stretta ed efficiente collaborazione e sinergia con il territorio e i Medici di Medicina Generale prosegue con ottimi risultati la somministrazione degli anticorpi monoclonali presso l’ospedale Coniugi Bernardini di Palestrina.

Il primo paziente ad avere ricevuto il trattamento lo scorso 30 marzo, un 61enne, è guarito e sta bene.

Ad oggi le richieste pervenute sono state 12, di cui 9 eleggibili (dopo verifica dei criteri), tutte da Medici di Medicina Generale.

L’età media dei pazienti è di circa 54 anni, con una distribuzione simile per genere (M 5; F 4). Le condizioni morbose più rappresentate sono l’obesità, seguita dal diabete, da patologie cardiocerebrovascolari e respiratorie. La mediana dei giorni intercorsi tra il riscontro di positività al SARS COV 2 e la somministrazione è di 5 giorni, perfettamente in linea con le direttive ministeriali ed AIFA sulle tempistiche dell’infusione.

“Ringrazio sentitamente ancora una volta tutti gli operatori e l’equipe per lavoro che stanno svolgendo – dice il Direttore generale della ASL Roma 5, Giorgio Giulio Santonocito – In questo momento veramente nessuno si sta risparmiando per garantire servizi sanitari efficienti e di qualità”.

“La Regione Lazio – spiega il direttore della Medicina Covid primo piano, Claudio Ocelli – sin da principio ha identificato la gestione a domicilio del paziente asintomatico e paucisintomatico come momento cardine per il contenimento della pandemia sia in termini di salute pubblica che di gestione clinica. Lo sviluppo e l’eventuale diffusione capillare di questa terapia, fondata sulla collaborazione in rete tra ospedale e territorio, sembrerebbe rappresentare una validissima arma per il contenimento del contagio da SARS COV 2 e per la riduzione dei ricoveri ospedalieri, specialmente nelle categorie fragili. Il programma di gestione clinico-epidemiologica e strategica del COVID-19  sta  progressivamente  coinvolgendo, oltre al setting assistenziale in regime di ricovero nei reparti per acuti e di terapia intensiva, lo scenario territoriale. In questo contesto, si inseriscono i farmaci basati su anticorpi monoclonali neutralizzanti diretti contro la proteina Spike di SARS COV 2, autorizzati temporaneamente dalla Commissione tecnico-scientifica dell’AIFA. A questo proposito, sono stati individuati 14 centri per la distribuzione e somministrazione, tra cui l’Ospedale Coniugi Bernardini di Palestrina per la ASL RM 5”.

CHI PUÒ SOTTOPORSI ALLA TERAPIA?

“I pazienti eleggibili (vedasi Det. N. G03900 del 09/04/2021) – continua il dottor Ocelli – possono essere individuati dai Pronto Soccorso e dai Medici di Medicina Generale, in base ad alcuni criteri di selezione, tra cui obesità (con BMI>35), patologie cardio-cerebrovascolari e respiratorie (con età >55 anni), diabete non controllato, malattia renale cronica in trattamento dialitico. Le principali limitazioni all’uso sono l’ospedalizzazione e/o l’ossigenoterapia a causa di COVID-19. Il contatto con il nostro centro avviene tramite invio da parte del Medico (non del paziente) del modulo predisposto via mail all’indirizzo monoclonalicovid.palestrina@aslroma5.it, previo contatto telefonico”.

COME FUNZIONA

All’interno  del  Centro  per  la  Somministrazione  monoclonali  anti-COVID19,  prima  della somministrazione, i pazienti selezionati vengono sottoposti alle seguenti procedure cliniche da parte del personale di assistenza: rilevazione anamnesi e verifica dei criteri di rischio di progressione, rilevazione parametri antropometrici e vitali, visita medica e misurazione della saturazione di ossigeno mediante pulsossimetro. Successivamente, qualora persistessero le condizioni suddette, viene somministrata la terapia (bamlanivimab/etesevimab o casirivimab/imdevimab) mediante un’infusione endovenosa di almeno 60 minuti, seguita da un’ora di monitoraggio clinico. Al termine della procedura, in assenza di eventi avversi, il paziente torna a domicilio.

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