Lettera. La memoria di un amico, Giancarlo Flavi : “realizzava i sogni per farli vivere a chi aveva vicino”

"Quando perdi un amico è come se una parte del tuo cuore se ne va insieme a lui. Io oggi ho accompagnato al suo ultimo viaggio un vero amico Giancarlo Flavi.  Giancarlo mi ha insegnato che le cose più importanti da realizzare non sono accumulare la ricchezza Terre o tesori lavorare solo per mangiare ma essere felici.  Giancarlo è stato coerente con il suo pensiero Cristiano, anche nelle discussioni più alterate non ha mai usato parole contro ciò a cui lui credeva fermamente il suo Dio ed era sempre pronto a perdonare.
Giancarlo amava l'arte, la cultura la natura e i bambini e tutto questo lo ha riassunto nel riportare in vita la sua amata selva dove come mi ha raccontato si è innamorato della sua donna e della vita. Giancarlo soffriva nel vedere che un'opera così bella portata a compimento da un altro uomo che lui stimava il principe Antonello Ruffo Di Calabria dovesse essere abbandonata a se stessa e così si è battuto con tutte le forze che aveva e con tutte le poche economie di cui disponeva perché questo monumento non fosse perduto. Mi sono chiesto mille volte quali erano i suoi obiettivi perché si impegnava così tanto dove voleva arrivare che cosa voleva ottenere, me lo sono chiesto come un normale amministratore di cose come un tesoriere, dopo un po' standogli vicino vivendo le sue esperienze conoscendo il suo mondo ho capito che non avevo capito. A Giancarlo non interessava nulla di tutto ciò, gli interessava altro gli interessava fondamentalmente fare felici gli altri, ma come? semplicemente realizzando un sogno e facendolo vivere a chi aveva vicino. 
Il suo sogno  è stato il Premio Rocca d'Oro, i giornali che investigavano e cercavano di dire la verità. Un giorno gli chiesi ma perché ti batti tanto per la morte di Willy in fondo di cose così al mondo né succedono tante e lui mi rispose tu non hai un figlio? E se lo ammazzassero solo perché devono fare i bulli come reagiresti. Questa è una lezione all'umanità che dobbiamo dare non è soltanto mandare in galera quattro delinquenti e 'far capire che la vita di un giovane non va mai messa in discussione ma tutelata e va ricordato a tutti quanto è preziosa. Questo è quello che mi ha insegnato il mio amico Giancarlo, Amore la passione per stare insieme il divertirsi il combattere uno dei peccati capitali l'accidia, sono le vere cose che contano e che per lui hanno rappresentato uno stile di vita. 
Tutti lo conoscevano tutti lo temevano per come qualcuno ha detto, batteva forte sui tasti delle macchine da scrivere per come andava in profondità nelle sue indagini per come sapeva dire la verità anche scomoda oggi al suo funerale Io l'ho visto, coloro che non vogliono sentirsi dire la verità non c'erano, peccato per loro non hanno avuto un amico sincero come l'ho avuto io. 
Ciao Giancarlo quando toccherà a me sarò felice di venirti a trovare e magari mangeremo ancora insieme un pezzo di pizza e mortadella come abbiamo fatto tante volte quest'ultimo anno, intanto ti tengo nel mio cuore."

Marcello Trento (nella foto Giancarlo con gli struzzi nella selva di Paliano negli anni 90)

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