Serrone, è morto Giampiero Sambucini, un sindacalista di razza che amava il paesello

L’amico Giampiero Sambucini, 76 anni, laureato presso la Sapienza di Roma nel 1968 con il massimo dei voti, dopo aver svolto una vita nel mondo del sindacato con la UIL. Da qualche anno si era ritirato nella grande pianura russa ed ora non è più con noi. Lo comunica Duccio Trombadori, un altro amico di Serrone che ai tempi della giovinezza frequentava anche lui Serrone.

Chi era Giampiero Sambucini? come detto un sindacalista di razza che ha trattato con Craxi, Andreotti e tutti i grandi della prima Repubblica, quando c’erano uomini di pensiero e di grandi visioni politiche come lo era lui, una persona veramente molto amata da amici e parenti e da tantissimi colleghi sindacalisti nazionali e locali. Noi abbiamo ricordi giovanili, quando veniva a trovare il padre a Serrone, che peraltro è stato anche sindaco. Da giovane lo chiamavamo  “il secchione” per quanto studiava. Una persona molto preparata con una cultura con la C maiuscola e che insegnava a tutti noi ragazzi il modo di vivere.  Sempre a modo, educato e anche a volte molto ironico, ma sempre pronto alla battuta. Nel tempo era sparito dai nostri orizzonti e lo abbiamo visto in TV uscire dalle stanze dei bottoni della Presidenza del Consiglio dei ministri in Televisione, quando andava con gli altri colleghi a trattare i grandi temi italiani e i problemi degli operai.

Ogni tanto tornava a Serrone, dove spesso trovava i suoi amici ed ha sempre avuto parole dolci per il paesello ciociaro. Da cinque anni era andato a vivere in Russia e ogni tanto pubblicava sui social le foto degli alberi ghiacciati e di qualche fiorellino che spuntava a destra e manca in quella terra arrida e noi eravamo sempre in contatto. Sapevamo che da qualche mese era molto malato, ma nonostante la malattia ci ha lasciato una bella poesia in romanesco:

Alla fine è qui che so’ arivato,
passanno pe’ quasi mezzo monno,
a sto’ posto, ndo’ me so’ sdrajato
e, fatta sera, m’ha pijato sonno.

La neve, er sole, la pioggia, er vento
me parleno, me fanno compagnia,
nun è granché, ma m’accontento,
‘n silenzio, ‘n santa pace e così sia.

Giancarlo Flavi

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