Università “smart”, sì ma quanto?

Non che prima del Coronavirus le Università pubbliche italiane brillassero per organizzazione: burocrazia lenta, edifici più o meno decadenti, lezioni in aule talmente piene da dover arrivare con largo anticipo per poter stare seduti. Con il lockdown la necessità di riorganizzare da capo migliaia di studenti, professori, dottorandi, ha messo in luce tutte quelle falle di un sistema già imperfetto.

Al centro gli studenti, ma anche gli insegnanti, costretti a fare i conti con lezioni ed esami online che fino a qualche tempo fa, almeno in Italia, sembravano fantascienza. E sono proprio loro, i professori, nel mirino della maggior parte degli studenti.

Connessione lenta? Bocciatura assicurata

Il periodo è complicato per tutti, le modalità nuove e in alcuni casi poco fruibili. Ci siamo dovuti organizzare con quello che avevamo e quello che ci mancava abbiamo dovuto procurarcelo da soli. Come Eleonora, da Roma, che mi racconta di aver dovuto comprare un cavalletto su cui posizionare il cellulare, così che il professore potesse vedere l’intera stanza. E mi racconta anche di una sua collega che non avendo internet a casa ha dovuto prendere (e pagare) una stanza d’albergo per sostenere l’esame. O Ilaria, costretta a una corsa contro il tempo per non perdere l’esame. Il motivo? Uno sbalzo di corrente che l’ha costretta a cambiare casa nel giro di pochi minuti. La sua professoressa, infatti, le aveva comunicato che «se rimani offline per più di 5 minuti sei automaticamente bocciata».

Che internet sia a disposizione di tutti non è una realtà oggettiva. Non basta infatti avere la linea, bisogna averla potente. Non basta avere un computer, bisogna averne uno buono che possa sostenere 50 studenti collegati tutti nello stesso momento. Stefano, da Torino, mi racconta che «eventuali problemi di connessione alla rete, possono portare ad un annullamento dell’esame. Negli esami orali c’è maggiore tolleranza, mentre per quelli scritti con modalità di controllo a distanza è un problema più serio. Le webcam di tutti i partecipanti sono contemporaneamente attive, riducendo la banda disponibile, e il rischio che salti l’immagine con conseguente “ammonizione” è altissimo».

Quello che emerge è che non abbiamo gli strumenti per sostenere l’Università “smart”. Se le linee internet non sono abbastanza potenti, non è giusto che siano gli studenti a pagare il collasso delle reti. Dovremmo fare gli esami solo nei giorni di sole, sperando che proprio quel giorno non ci siano cali di corrente o lavori di routine sulle linee? E perché diamo per scontato che tutti abbiano la fibra?

Esami online? Non sono così male

Anche perché sono molti gli studenti che hanno trovato il buono negli esami online. Certo, manca la socialità, guardare il professore negli occhi, poter interagire con gli altri colleghi. Non è pensabile sostituire la bellezza dell’università in presenza con la solitudine di un pc in una stanza vuota. Sono soprattutto i pendolari a preferire l’Università “smart”.

Erika, per esempio, è campana ma studia a Roma e una volta terminati i corsi è tornata a casa e quindi non dover prendere il treno per andare a sostenere gli esami è stato molto comodo. Anche Serena, fuori sede, si dice a favore degli esami online così da risparmiare i soldi per il viaggio e un eventuale soggiorno. Ma la maggior parte degli studenti conferma che è meglio fare gli orali online e non gli scritti: sempre per lo stesso problema, evitare di perdere l’esame a causa di connessioni troppo lente.

Biblioteche latitanti

Mancano all’appello loro, le Biblioteche. Indispensabili in molti casi, non solo per reperire materiale ma anche per studiare. Ad oggi molte di loro sono ancora latitanti. Nella Capitale la maggior parte delle biblioteche consente il prestito ma non permette di restare a studiare. Un danno incalcolabile per tutte quelle migliaia di studenti pendolari costretti a percorrere 40, 70, 100 km solo per prendere in prestito un libro e poi tornare indietro. A Roma, la Biblioteca Nazionale Centrale, fulcro della vita studentesca, consente di restare in aula a un numero ristretto di persone e solo previa prenotazione.

Per i tesisti e i laureandi un dramma di cui nessuno parla. Anche ora, ci racconta Alessandra da Milano, biblioteche e aule studio sono chiuse. «Un disastro. Per fortuna a Milano un’associazione si è interessata e ha aperto il suo locale come associazione. Le biblioteche però riapriranno il 6 luglio, tardi visto che la sessione è iniziata già da più di un mese». «Faccio prima a chiedere un incontro privato con il Papa», dice Beatrice che da 3 mesi cerca di scrivere la tesi magistrale con enormi difficoltà nel reperire i volumi.

Per non parlare di tutti quegli studenti che si sono visti annullare tirocini e laboratori con la conseguenza di dover spostare la discussione della tesi. Come è successo a Cristina, che non solo ha dovuto spostare la tesi oltre luglio, ma in questo modo non potrà partecipare al concorso ordinario per la scuola. Nonostante ci sia una causa di forza maggiore, al concorso non è prevista la riserva ed è per questo che ha indetto una petizione online per far sì che la voce di migliaia di studenti non resti inascoltata.

MIRIAM GUALANDI

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