Alessandro Coltrè a Felicetto Angelini: “Artena non la possiedi, ti ospita”

Se devi continuare a fare altre riunioni, se devi continuare questo gioco dell’esilio, allora sindaco torna”. Inizia così la nota stampa di Alessandro Coltré, referente territoriale di Pop idee in movimento. “Prenditi le tue responsabilità, ma non in consiglio, perché questa situazione non può essere ridotta a uno scontro maggioranza e opposizione. Torna in piazza, ma non per un comizio, prenditi due anni di arretrati, ascolta chi c’è stato, fatti aggiornare dalla cittadinanza, analizziamo i dati, le prospettive di futuro di una comunità, e non solo il tuo”. 

Perché il consiglio comunale non è il tuo rustico, uno spazio privato. Artena non la possiedi, ti ospita”. Con queste parole Alessandro Coltrè, giornalista e attivista ha deciso di concludere una sua riflessione diffusa sui social. Coltré ha deciso di rivolgersi direttamente a Felicetto Angelini, per parlare della condizione di stallo in cui versa il comune. “Il sindaco della mia città si chiama Felicetto Angelini. Da quasi due anni è un sindaco non sindaco. Dopo l’inchiesta Feudo (ottobre 2020) un terremoto giudiziario ha di fatto disintegrato la maggioranza composta dalla lista Insieme Artena Rinasce (che ha vinto le elezioni nel 2019)”.

“Le scosse di questo movimento sismico hanno colpito anche alcuni assessori, tipo Carlo Scaccia che si occupa di rifiuti e Domenico Pecorari assessore ai lavori pubblici. C’è un processo in corso, Angelini e Pecorari sono ancora indagati. Ma non è di un’aula di tribunale che vorrei discutere, neanche del processo, continua Coltrè. Vorrei parlare di questa attesa insana per il ritorno di questo uomo nella foto, di questo dirigente dell’Asl, il mio primo cittadino, uomo del Partito democratico; singolarità politica prima che imputato. In questi giorni si parla del suo ritorno. E probabilmente accadrà. Felicetto Angelini potrebbe tornare in consiglio comunale. Potrebbe tornare ad alzarsi in piedi, a guardare fisso le travi del tetto del granaio borghese e con la mano sul petto canterà l’inno italiano. Ci saranno i “bentornato”, arriveranno gli abbracci dei suoi consiglieri, quelli che sono rimasti, quelli che da due anni non hanno alcuna voce pubblica, quelli che fanno finta di essere assessori quando in realtà la giunta è commissariata da diversi mesi. Ma i bentornato e il vittimismo che seguiranno il suo ritorno non sono il problema. Non credo che un tribunale, la prefettura o un ricorso al Tar debbano annientare un politico. Di certo non sono gli organismi che ci aiuteranno a superare questi due anni di spaesamento (due anni in cui il volontariato, l’associazionismo e l’Artena fai da te hanno dimostrato di valere molto). Parlare di questi due anni stanca. Le persone sono stufe e anche un po’ rassegnate da queste vicende, perché ci sono le condizioni materiali di vita, i problemi di tutti i giorni, le questioni collettive che vengono affrontate da comitati, associazioni, parrocchie. Ci sono desideri, proposte, voglia di fare, ci sono possibilità che vengono sotterrate da una persona che non vuole ammettere il fallimento politico della sua lista. Tutto qui. Non solo in due anni questa persona, alcune famiglie e alcuni imprenditori stanno inchiodando un paese senza partorire proposte e progettualità, no. Felicetto Angelini non sa neanche fallire. Non sa dimostrare la sua insufficienza. Segnale di un grande mancanza politica. In due anni avrà studiato, avrà meditato su come affrontare le sfide del futuro? Avrà dedicato mezz’oretta alla scuola di Ponte del Colle? Al Centro storico? Al Consultorio?  No, in due anni ha avuto un ufficio all’aperto in una pesca sportiva a Valmontone dove ha fatto riunioni di maggioranza, dove ha continuato a dettare la linea ai superstiti del terrremoto per capire come sopravvivere”. 

Articolo a cura di REDAZIONE

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