Nuovo caso di malasanità, donna muore di tromboembolia polmonare dopo essere stata dimessa dal P.S. Familiari risarciti

Un drama che si poteva evitare se gli operatori sanitari avessero studiato meglio il caso della signora. I familiari denunciano il caso attraverso i legali dello studio associati Maior.

La signora D. A., madre di tre figli e nonna di tre nipoti, a seguito di una caduta accidentale nel proprio domicilio domestico, veniva trasportata dal 118 al P.S. dell’Ospedale di B.
I sanitari, dopo aver condotto esami laboratoristici ed aver sottoposto la paziente a visita cardiologica e radiografica, la dimettevano limitandosi a prescriverle una blanda cura, nonostante la resistenza dei familiari che chiedevano di tenerla sotto osservazione in ospedale almeno per una notte.

I medici intervenuti, nella loro insipienza, omisero di diagnosticare un’ingravescente tromboembolia polmonare già in atto che l’indomani condusse a morte la sventurata donna.

Il consulente tecnico del Giudice, aderendo alla tesi avanzata dal CTP dello Studio Associati Maior, ha accertato che, qualora i sanitari avessero correttamente interpretato gli esami laboratoristici ed avessero sottoposto la paziente ad adeguata terapia anticoaugulante, la fatale tromboembolia poteva essere evitata.

I parenti della defunta lamentano i danni patiti sia iure proprio, per la compromissione del rapporto parentale, sia quelli iure hereditatis per il danno biologico terminale e morale terminale subito dalla loro cara madre e nonna.

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