Paliano, ancora una strage di pecore nell’azienda agricola Selva. Situazione insostenibile

La notte tra martedì e mercoledì scorso nell’azienda Agricola Selva a Paliano si è consumata l’ennesima strage di bovini ovvero di quattro pecore e due capre molto probabilmente da parte di un lupo, come già successo solo qualche settimana fa. Mentre avveniva questa strage una scrofa di maiale nero dava alla luce ben 8 figli difesa dal “padre”.

Quindi ancora una strage di pecore all’interno del Monumento Naturale della Selva Mola Piscoli, dove lupi e cinghiali agiscono protetti dal fatto che non possono essere toccati e dove però provocano danni immensi a chi cerca di proteggere la natura con produzione biologiche e parliamo della proprietà di Manuela  Nicoli, di circa 30 ettari, dove si producono verdure e frutta biologiche e dove vi sono maiali neri di Monti Lepini, allevati allo stato brado

Sempre qui i cinghiali selvatici hanno fatto enormi danni alla piantagione di frutta, agli alberi di mele, pesche, melograni. Gli animali selvatici agiscono indisturbati e fanno strage di animali senza che nessuno possa fare nulla.

E’ questa una storia davvero molto strana visto che l’animale selvatico, molto probabilmente si tratta di un lupo, questa volta è entrato nel recinto elettrosaldato dalla parte della porta d’ingresso dalla quale viene dato da mangiare agli animali. Nel recinto sono state viste le impronte che ha lasciato, una volta dentro si è avventato sulle pecore che è riuscito ad azzannare. Su un totale di 16  tra pecore e capre ne ha uccise, appunto sei.    Circa due mesi fa nello stesso posto un branco di Lupi ne avevano scannate 26, poi diventate una trentina, perché alcune pecore pur azzannate riescono a vivere alcuni giorni, poi muoiono.

E’ questa una situazione che non è più sostenibile da parte degli agricoltori del comprensorio, soprattutto dei pastori della zona, anche perché domenica scorsa nella vicina proprietà del Bosco di Paliano, ne è stata trovata un’altra morta con segni evidenti sul collo.

Con il perdurare di questa situazione l’azienda Nicoli è stata costretta ad esporre un vistoso cartello con la scritta vendesi, non solo per i danni degli animali selvatici a quelli domestici, ma anche per quelli degli altri “animali” ossia gli uomini che pensano troppo al proprio interesse e non hanno una visione globale e complessiva di tutta l’azienda Selva, che invece ha bisogno di unità d’intenti per farla tornare grande e ridare all’economia di Paliano, il giusto peso che merita. Da soli non si va da nessuna parte, ci si isola e basta.

Allora viene da domandarsi come farà il comune di Paliano a far nascere un consorzio di aziende se tutti i proprietari dei vari appezzamenti sono egoisti? Ci vuole invece una visione d’insieme per dare sviluppo globale all’azienda Selva. Il Bosco sta facendo da esempio, grazie ai figli di Don Antonello Ruffo, che con l’ambiente e la natura stanno ridando fiato ad una parte consistente di quella proprietà martoriata.

Il Vincolo del  Monumento Naturale ha finito di affossare questo sviluppo, anche perché di naturale non ha proprio niente, in quanto questo parco è stato voluto tutto da Don Antonello che lo ha creato a sua immagine dividendo i suoi 440 ettari di terreno in zone di produzione e altre in zone per lo spettacolo.

Che fine farà tutto questo? E’ questo l’interrogativo al quale bisogna rispondere oggi, soprattutto dopo che la proprietà Regionale è stata affidata in comodato d’uso al comune di Paliano e gli amministratori ora stanno constatando quando sia difficile trovare nuovi agricoltori per altre produzioni oltre al vino, che peraltro è una produzione intensiva, che in un monumento naturale non si potrebbe fare. Ma va bene lo stesso.                Giancarlo Flavi

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