Serrone, Katia Prili muore asfissiata dal monossido di carbonio nella casa del compagno. L’uomo ricoverato in gravi condizioni in ospedale

Serrone in lutto per la morte accidentale dell’artista e sempre con il sorriso sulla bocca di Katia Prili, 50 anni. È grave, ma non dovrebbe essere in pericolo di vita, il suo compagno trovato a fianco a lei nella sua casa dove ci sarebbe stata una fuga di monossido di carbonio.

Da due giorni la donna al servizio di una signora nel centro storico  di Serrone non rispondeva alle chiamate della madre. Un amico del compagno nella giornata di sabato ha pensato di andare nella loro casa per capire cosa fosse successo ed è lui che li ha trovati distesi sul letto. Per lei, purtroppo, non c’è stato nulla da fare, mentre l’uomo con l’ambulanza è stato trasportato in ospedale a Frosinone. Le condizioni sarebbero gravi ma non dovrebbe essere in pericolo di vita.

Sul posto per gli accertamenti del caso sono andati anche i Carabinieri di Piglio, con il comandante Serpico e il medico legale, che ha accertato la morte per asfissia della simpatica Katia.

Figlia di Giuseppe Prili, deceduto neanche un anno fa e carabiniere in pensione, Katia si era sempre dedicata all’arte e ci riusciva bene perché era stata apprezzata anche dal critico d’arte Vittorio Sgarbi, quando era venuto a Serrone per presentare il suo libro qualche anno fa.

La simpatia che sprigionava la si vedeva dal suo grande sorriso che emanava, soprattutto in occasione delle sagre di Paliano, Serrone e Piglio, dove lei si presentava con le sua essenze di profumi inebrianti e con le sue creature, i suoi quadri. Ha dipinto il suo paese in tutti i modi e lo ha fatto perché credeva nell’arte, anche se mostrava un carattere cupo, almeno nel disegnare, ma era sempre sorridente, anche nei suoi quadri. Ci lascia una ragazza ma la sua arte che resterà tra noi con quel magico sorriso che l’aveva sempre distinta nella sua vita. C’è solo d’augurarsi che il compagno esca da questa brutta situazione per tornare a vivere nella comunità serronese.

Giancarlo Flavi

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