60 anni di storia del Monte Scalambra, una risorsa che nessuno vuole valorizzare (Video)

La minoranza di Serrone “Insieme” scopre Monte Scalambra e lancia due idee utili e ci viene da chiederci perché nessuno si ricorda che l’ex Sindaco Natale Nucheli e tutti i sindaci di sinistra che lo hanno preceduto si sono sempre “dimenticati” di fare ricorso al Piano Paesaggistico Regionale che blocca lo sviluppo turistico dell’intera zona al nord della Ciociaria.

Infatti, i “guai” di Monte Scalambra sono iniziati molto da lontano, perché la lottizzazione preparata dall’Ing. Francesco Leone nel lontano 1960-63 ( approvata all’unanimità dall’intero consiglio comunale con Enzo Fulli Sindaco, Candido Damizia e Patrizio Sperati in Minoranza)  prevedeva  un piano di circa 1700 residenze alla svizzera  per un vero e proprio sviluppo turistico  per gente che avrebbe avuto la possibilità di risiedervi o magari di venire a passare i week-end.  Questa è la vera vocazione turistica del Monte Scalambra che i vari amministratori passati e presenti non hanno mai voluto affrontare di petto.

Si crea turismo, solamente se la gente dorme almeno una notte in paese o magari nelle loro case estive, altrimenti è solamente conoscenza del posto. E quindi il trekking, le biciclette ed parapendio vanno bene per far conoscere il paese.

E’ questa una storia davvero molto singolare e lunga da raccontare nella quale nessuna amministrazione si è voluta cimentare prendendola di petto, che noi proviamo a sintetizzare ricordando a memoria quanto accaduto da quella data e narrata in alcuni libri di Don Primo Martinuzzi e di chi scrive.

Intorno al 1960 erano gli anni in cui il paese si stava spopolando, dieci famiglie erano state inviate all’Ente Maremma di Palidoro nel nord del litorale romano dove erano stati assegnati loro 10 ettari di terreno e delle case coloniche cadauno.

Nel lontano 1963 gli amministratori comunali con il sindaco Avv. Enzo Fulli, in minoranza Candido Damizia, Patrizio Sperati, Michele Conti votarono all’unanimità l’alienazione di Monte Scalambra alla costituenda Società Stis (Società  Turistica Immobiliare Serrone) con un capitale di 100 milioni di lire. Si stipulò l’atto di compravendita ed iniziò l’iter burocratico, perché allora vi era la Commissione di Controllo sugli atti amministrativi che dava l’approvazione alla delibera, insieme alla prefettura.  La delibera venne inviata al Ministero dell’agricoltura e foreste, il cui sottosegretario  Sen. Dante Schietroma di Frosinone ridusse i circa 500 a 270 ettari di alienazione. L’amministrazione Fulli, quindi, rilasciò le licenze 140  e 144 per la lottizzazione e rilasciò anche l’autorizzazione per la costruzione del primo albergo Hotel Excelsior, con tanto di piscina e discoteca sottostante, mentre le ruspe iniziarono ad aprire le strade, come segnato sul progetto,  per poter accedere sul Monte Scalambra sia nella parte brulla che nella parte alberata, ove non c’era nessuna strada. Vi trovarono occupazione una settantina di persone. Sotto la direzione dell’Ing. Aurelio Leone. ( non iscritto all’ordine)

Nel lontano 1970 vinse le elezioni comunali cavalcando la polemica di una decina di pastori che non avevano l’acqua pubblica per i loro animali Candido Damizia arrivato al Municipio, alla guida del paese e improvvisamente revocò le licenze rilasciate dall’avv. Enzo Fulli. Da qui iniziò una lunga “querelle” giudiziaria al Consiglio di Stato che portò alla sconfitta dell’Amministrazione Comunale e quindi le licenze tornarono ad essere valide. Seguirono un’infinità di polemiche ma la società Stis per nulla intimorita, andò avanti con la lottizzazione, anche perché l’Enel aveva portato l’energia elettrica in tutte le parti dove era stata richiesta e la lottizzazione cominciò a prendere corpo, tanto da far scrivere ad un inviata di “Repubblica” nel lontano 1975 venuta a Serrone per una gara di Deltaplano : “che la Montagna di Serrone era una piccola svizzera”. All’hotel Excelsior nacque anche una TV privata. Tele Montescalambra canale 40 che dava notizie aggiornate tutte le sere.

Ma la “guerra” dell’amministrazione comunale contro la Stis non si fermò.  Candido Damizia venne confermato Sindaco ma non poteva governare il paese perché fu rinviato a giudizio per grane amministrative e Serrone fu governato dai facenti funzioni  Giuseppe Testa, Patrizio Sperati, Mario Terenzi, perché ogni volta che Damizia veniva rinviato a giudizio, allora vigeva la legge in questo senso, il Sindaco veniva sospeso e quindi l’amministrazione comunale era guidata dal F. F.

Altra lunga battaglia poi ci fu nel 1976  per l’erezione della statua della Madonna della Pace sul Monte Scalambra, rinviata più volte, perché il sindaco F.F. Patrizio Sperati contestava il fatto che per installare quella statua del grande artista italiano Fortunato Pirrone, ci volesse l’autorizzazione comunale. Comunque la statua fu issata egualmente ed io ricordo che quel giorno sul monte Scalambra vi era una cappa formata da una nuvola nera, quando arrivò il Cardinale Carlo Confalonieri, delegato dal Papa Paolo VI a benedire la statua,  il cielo si squarciò e Padre Virgilio Rotondi (che aveva in Radio Rai 2 la rubrica “tre minuti con te”) che  sul Monte Scalambra teneva l’orazione fece girare tutta la popolazione che lo ascoltava perché in cielo apparve anche la Luna. Finita la cerimonia il cielo si oscurò nuovamente.

Nel 1985 arrivò a dirigere l’amministrazione comunale di Serrone Sesto Damizia, grazie ad una larga coalizione politica. Nel contempo venne approvata la cosi detta legge Bucalossi, ossia la legge che prevedeva il pagamento degli oneri per chi costruisce nuove abitazioni, e partì una nuova causa in tribunale ed anche questa volta la spuntò la Stis perché la licenza era stata rilasciata prima dell’introduzione di questa legge. Sesto Damizia si barcamenò andando avanti una decina di anni. Intanto la locale DC propose un incontro negli anni 90 per cercare di trovare una soluzione alla presenza dell’assessore Regionale all’urbanistica On. Paolo Tuffi il quale si disse disposto a sanare la situazione ma era necessario un piano di perimetrazione di tutto il comprensorio che il comune non fece per mancanza di fondi e questo problema si trascinò in tutte le altre amministrazioni fino ad oggi.

Oggi, ad oltre 60 anni, ci troviamo circa 600-700 case quasi tutti abitate e un’altro centinaio iniziate e mai finite che il comune potrebbe requisire. Senza acqua pubblica e senza fogne, ma tutte con le fosse a tenuta stagna, grazie all’intervento del Pretore di Paliano Giuseppe De Falco (diventato Procuratore Capo della Repubblica di Frosinone – passato a Latina)  che era intervenuto per salvaguardare la zona dall’inquinamento.

La situazione attuale resta molto difficile perché c’è l’aggravante che tutte le società a vario livello interessate al problema sono in fallimento. Però niente è impossibile. Oggi non si riesce a risolverlo per mancanza di volontà politica, come tutti i sindaci precedenti. Nessuno di loro ha mai presentato ricorso al Piano Regionale Territoriale, che ancora oggi blocca il tutto.  Basterebbe riapprovare il Piano di lottizzazione vecchio e farlo diventare piano di Perimetrazione, inserendo le case dove stanno.  Oggi si potrebbe coinvolgere l’Europa per il risanamento idrogeologico. Noi abbiamo proposto, ad esempio, una funivia del Cesanese che partisse dalle Pantana ed arrivasse fino al Santuario della Madonna della Pace (1422 mtl) con quattro salti e che portasse l’acqua pubblica ricavata proprio dalla zona di partenza (dove c’è una sorgente di acqua pubblica con   circa 13 litri  di acqua al secondo) a Monte Scalambra. Inoltre, abbiamo proposto di costruire sotto la Rocca dei Colonna un centro polivalente per una capienza di 200 posti, da affiancare ai nostri ristoranti che sono l’unica realtà produttiva ( insieme ad alcuni produttori di vino)  che ancora resiste da quando è partita la lottizzazione di Monte Scalambra.

Bisogna convincersi che Serrone, oggi più che mai, vive di turismo. Questo a nostro giudizio deve essere incentivato ecco perché c’è la necessità di elaborare un bel progetto complessivo da presentare in Europa al fine di reperire i fondi necessari per poter chiudere questa annosa vicenda e permettere al comune anche di fare cassa con la vendita delle case da rifinire, che comunque dovrà in qualche modo acquisire e sanare in accordo con chi di competenza.

Ma per i finanziamenti solamente l’Europa con un progetto adeguato e che guarda al futuro, può essere l’ancora di salvataggio del nostro comune.  Però, ci duole ripetere, tutte le amministrazione che si sono avvicendate non hanno mai incontrato l’Europa è stata ed è davvero molto lontana. Speriamo in questi nostri giovani amministratori possano oggi farlo.

Giancarlo Flavi 

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