Passato il 2019 senza che la Regione Lazio ha investito un centesimo nella sua proprietà della Selva di Paliano pur avendone stanziati 100.000 euro, viene spontaneo domandarsi che fine hanno fatto questi soldi?
Alla Selva dove noi siamo andati a camminare il primo dell’anno, come facciamo solitamente nelle feste, abbiamo notato che l’ingresso principale (foto in alto) da Via Palianese Sud quello per intenderci dal piazzale che una volta era l’ingresso delle auto dove è caduto anche il cartello con le indicazioni, è diventato una selva di arbusti e non ci passa più neanche una persona a piedi.
A terra molti bossoli e cartucce a significare che intorno al parco ci sono cacciatori che non sentono ragione e seguitano a sparare anche dal giorno di Capodanno. Questa è una vera piaga che in qualche modo si deve debellare.
Il panorama da questo piazzale è completamente cambiato ed ora non c’è più un verde collina ma la mega struttura con i capannoni della Vailog, come ebbe a dire qualche tempo fa il presidente dell’Unione industriali di Frosinone Giovanni Turriziani : “si è preferito consumare altro terreno, invece di andare a ristrutturare altre aziende”. Fu questo un messaggio caduto nel vuoto.
Però tra il degrado che regna sia nella parte privata che sui pezzi di terreno della Regione Lazio passati in comodato d’uso al Comune di Paliano che per affittarli ha combinati molti pastrocchi perché prima li ha assegnati e poi ha revocato queste assegnazione come è stato fatto anche alle sorelle Ruffo di Calabria, non c’è un terreno dove si veda un segno del cambiamento di passo con il passato. Ecco perché nessuno risponde al bando pubblico per gli altri lotti ancora liberi ed anche qui il degrado regna supremo.
Insomma peggio di così non poteva iniziare il 2020. Ci resta solo la speranza che un giorno dopo aver pensato alla politica, Domenico Alfieri si svegli e si ricordi di essere anche il sindaco di Paliano. Il degrado aumenta in quel che resta della Selva ma anche in città i vandali la fanno da padroni e la stessa sembra essere sempre più isolata.
Giancarlo Flavi
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