Salute e sicurezza sul lavoro, troppe aziende non sono regolari

Nel 2021, in Italia, sono morti 1404 lavoratori sui posti lavoro, con un aumento del 18% rispetto all’anno precedente. E in questo dato non sono conteggiati i lavoratori deceduti per infortuni da Covid. Ogni anno 4 lavoratori, ogni giorno, muoiono sul lavoro. Mai come in questo caso la parola “guerra” è il termine più appropriato per descrivere questa realtà, propria di questo sistema fondato sul profitto dei padroni, con operai morti, feriti, mutilati, invalidati in maniera permanente. Gli operai sono costretti a lavorare in condizioni a rischio della propria vita, della propria salute e sicurezza, perchè non hanno alternative, perchè o ti mangi questa minestra o perdi anche quel salario sempre più basso.

“Gli assassini sul lavoro sono la diretta conseguenza del fatto che sempre più i padroni ottengono tutto e i lavoratori non ottengono nulla – ha affermato il sindacato Slai CobasI governi fanno leggi per i padroni, in parlamento nessuno difende gli interessi e la vita degli operai, dai Tribunali dei padroni escono sentenze solo favorevoli all’impunità dei padroni. Diciamo spesso che l’unica giustizia è quella proletaria, ma cosa possiamo fare per quest’obiettivo? Abbiamo bisogno di unirci in questa lotta, non possiamo stracciarci le vesti ogni volta dopo l’ennesima morte sul lavoro. Gli omicidi padronali sui luoghi di lavoro non possono essere uno dei tanti punti che mettiamo nelle nostre piattaforme rivendicative. Dobbiamo rispondere e organizzare questa lotta su un terreno specifico. Limitarsi alle denunce, contare incidenti e morti operaie tramite un ‘Osservatorio’, delegare a Istituzioni (Ausl, Sindaco, Prefetto) oppure a politicanti che mai si sono fatti vedere davanti ai cancelli ad organizzare le lotte a difesa della vita degli operai è una linea perdente. Ci siamo infilati nell’ennesimo vicolo cieco che non porta a risultati”.

“9 imprese edili su 10 non sono regolari”. Ad affermarlo è Bruno Giordano, direttore dell’ispettorato nazionale del lavoro. “E’ un numero ancora parziale, spiega, frutto di un’attività di vigilanza iniziata solo da qualche mese. Le risorse sono sufficienti ma occorre il coordinamento degli organi di vigilanza per intervenire nella prevenzione e nella repressione delle violazioni in materia di sicurezza”.

Dunque, serve un intervento incisivo per tutelare la sicurezza di chi lavora, i prossimi mesi saranno un banco di prova molto impattante. Sulla sicurezza nei cantieri c’è molto da lavorare anche perché ci attende una stagione di grandi investimenti infrastrutturali legati ai fondi del Recovery. Su questo fronte sicurezza dei lavoratori, legalità e prevenzione delle infiltrazioni criminali devono essere le priorità assolute.

Il segretario generale della Cisl dice che le misure messe in campo dal governo Draghi sulla sicurezza del lavoro sono solo un primo passo. “Per fermare questa lunga scia di sangue bisogna rafforzare le misure di contrasto, già deliberate dal Governo, servono misure repressive, più controlli, più medici del lavoro. E le imprese non possono considerare la sicurezza soltanto un costo. E’ evidente che c’è un problema di controlli e di ispezioni che non sono oggi sufficienti a garantire la sicurezza nei cantieri, tanto più in una situazione di forte ripresa del settore dell’edilizia. Molte imprese utilizzano in maniera discutibile, a volte selvaggia, il sub appalto e spesso chi subentra applica la logica del massimo ribasso a discapito della sicurezza, della prevenzione, del rispetto dei contratti. È un sistema che va cambiato profondamente. Anche per questo chiediamo la patente a punti e un’azione di prevenzione concreta a cominciare dai luoghi di lavoro più a rischio. Occorre assumere più ispettori e medici del lavoro per rafforzare le verifiche, la piena applicazione della normativa sulla sicurezza. Poi è necessario un forte investimento sulla formazione, a cominciare dalle scuole e più prevenzione, per far crescere la cultura della sicurezza che è anche cultura della legalità. Scontiamo su questo un abissale ritardo”.

“All’interno di un’azienda, quindi, la prima figura incaricata di garantire la sicurezza sul lavoro e sulla quale ricade appunto l’obbligo del mantenimento dei livelli della stessa è il datore di lavoro – ad affermarlo è Annalisa Cappa della Safety & Security di Artena, società leader nella salute e sicurezza sul lavoro – Questo soggetto deve assolvere agli adempimenti previsti, ha quindi l’obbligo di evitare che probabili e possibili pericoli dovuti all’esercizio della sua attività, possano tradursi in rischi per i lavoratori che vengono assunti per il compimento di tale attività, i quali però non decidono i criteri per portarla a termine, poiché il potere organizzativo spetta solo al datore di lavoro. Il datore di lavoro, cioè, organizza l’attività di impresa per portare a termine il lavoro che dovranno svolgere i dipendenti, i quali si devono attenere a quanto viene loro richiesto, ma nel fare questo il datore di lavoro ha l’obbligo di salvaguardare l’integrità psicofisica dei lavoratori eliminando o cercando di ridurre al massimo i rischi che possono procurare dei danni a questi soggetti. Il datore di lavoro, in virtù di queste sue responsabilità deve anche adempiere agli obblighi che gli impongono di mettere nelle condizioni il lavoratore di utilizzare macchinari, utensili e strumentazioni che non presentino nessun rischio per la salute e l’integrità. A questo si affianca anche l’obbligo di informare e formare i dipendenti circa i pericoli che possono derivare da un utilizzo non idoneo dei macchinari e degli utensili. A tal proposito, recentemente il D.Lgs. 106/2009, rispetto al D.Lgs. 81/2008, ha previsto delle sanzioni penali più pesanti per la violazione di questi obblighi”.

Oltre al dovere di informare, al datore di lavoro viene anche attribuito il compito di vigilare e verificare il rispetto da parte dei lavoratori delle norme antinfortunistiche. Per cui quello del datore di lavoro è un duplice ruolo, da un lato deve garantire una corretta informazione ed un esatto addestramento, dall’altro deve osservare attentamente che quanto insegnato sia poi messo in pratica dai suoi lavoratori. Tra gli adempimenti sulla sicurezza sul lavoro, un importante compito che spetta al datore di lavoro è la valutazione dei rischi inerenti la sicurezza e la salute dei lavoratori, attraverso la quale viene redatto successivamente il Documento per la Valutazione dei Rischi (DVR), che rappresenta un’importante attestazione di tutte le misure di prevenzione e protezione che sono state adottate all’interno dell’azienda per migliorare i livelli di sicurezza”.

Tutte queste categorie risultano oggetto di una serie di obblighi che rispondono ad una linea di principio generale e onnicomprensiva condizionata dall’esistenza di alcuni presupposti indispensabili affinché i lavoratori stessi possano adempiervi. In generale ogni lavoratore deve prendersi cura sia della propria sicurezza e della propria salute che di quella delle altre persone presenti sul luogo di lavoro, su cui possono ricadere gli effetti delle sue azioni o omissioni. Per poter fare questo tuttavia è indispensabile che il lavoratore abbia ricevuto adeguata e preventiva formazione, informazione ed addestramento; oltre che mezzi e strumenti idonei ed adeguati. “Nel dettaglio rientrano tra gli obblighi dei lavoratori quelli di osservare le disposizioni loro assegnate e di utilizzare correttamente le attrezzature ed i dispositivi messi a loro disposizione, senza manometterli e segnalando immediatamente eventuali carenze o difetti. Inoltre i lavoratori devono sottoporsi ai programmi di formazione e alla sorveglianza sanitaria, ove prevista”.

“Nella normativa più recente, come anticipato, sono descritti anche i diritti dei lavoratori che possono sempre avere delle figure di riferimento e di interfaccia, identificabili in materia di sicurezza sui luoghi di lavoro nelle figure degli RLS, i quali hanno facoltà di consultazione e possibilità di esprimersi in rappresentanza delle maestranze – conclude la CappaGli stessi lavoratori inoltre godono di alcuni diritti inalienabili, quali la possibilità di ricevere formazione e informazione sui rischi connessi alle loro attività, di astenersi dal lavoro in caso di situazioni di pericolo senza subire pregiudizi, di essere sottoposti a visite mediche personali su richiesta e di appellarsi, attraverso gli opportuni canali di rappresentanza, agli enti preposti alla vigilanza”.

Articolo a cura di Esmeralda Moretti

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