Serrone, occhio ai due pali dell’Enel pericolanti in località Colle San Rocco

In località Colle San Rocco a Serrone  vi sono due pali dell’Enel che stanno per cadere.  Da più di qualche anno sono in queste condizioni e sembra che si stiano reggendo per il filo dell’alta tensione.

Questa linea, la principale, porta l’energia elettrica nel paese. Ai tempi in cui vi erano i tre fili che portavano l’energia all’intero borgo nel lontano 1973, quindi circa 50 anni fa, vi fu anche un attentato proprio ai pali dell’energia elettrica. Mentre si svolgeva un Consiglio Comunale dove si doveva discutere del piano di Lottizzazione della Montagna con l’amministrazione di Candido Damizia che dopo aver votato con la precedente amministrazione Fulli tutto il piano di lottizzazione di Monte Scalambra, era tornata sui suoi passi e non voleva più lo sviluppo turistico dello Scalambra pressati dai pastori del posto. Orbene, noi eravamo in Consiglio Comunale al fianco del Maresciallo dei Carabinieri Ginex, in Consiglio vi era anche un rappresentante della Prefettura di Frosinone e si sentì un forte boato e andò via la luce.

Erano quelli gli anni della tensione, gli anni in cui gli attentati se ne facevano uno al giorno in Italia, ma questo fu davvero singolare, perché chi lo fece non voleva forse far discutere dello scottante argomento. Ovviamente la notizia finì su tutti i mezzi di informazione di allora e ricordo che al TG1 delle 13,30 noi ascoltammo la notizia il giorno seguente, mentre a noi tocco di scrivere il primo articolo e dettare agli stenografi a lume di candela.

Per quell’attentato vi furono anche degli arresti e il processo culminò con la condanna di tre persone che ormai sono defunte.

Insomma, una linea della corrente che fece parlare per diverso tempo la stampa che si è avvicinata in massa al paese. Questa volta non c’è, per fortuna un attentato, ma sicuramente le avversità atmosferiche hanno fatto incantare pericolosamente questi due pali che devono essere sistemati anche perché alcuni hanno addirittura paura di lavorare i loro terreni che sono rimasti incolti.