Troppi morti e infortuni sul lavoro. Salute e sicurezza: le modifiche al decreto

Dall’inizio dell’anno fino a fine agosto sono morte più di tre persone al giorno sul posto di lavoro. In totale i decessi sono 772. A fornire i numeri è l’Inail, che ha pubblicato gli open data dei primi otto mesi del 2021. Le denunce di infortunio sul lavoro presentate all’Istituto, tra gennaio e agosto, sono state 349.449, oltre 27mila in più (+8,5%) rispetto allo stesso periodo del 2020. Rispetto allo scorso anno, le denunce di infortunio sul lavoro hanno avuto un iniziale decremento nel trimestre gennaio-marzo (-11%), seguito da un incremento nel periodo aprile-agosto (+26%) con il graduale riprendere delle attività. Il numero degli infortuni sul lavoro denunciati è aumentato in tutti i settori produttivi, in particolare del 6,9% nella gestione assicurativa Industria e servizi e del 3,6% in Agricoltura.

TROPPI MORTI SUL LAVORO: IL DECRETO DEL GOVERNO CAMBIA TUTTO, AZIENDE NEL MIRINO

Troppi incidenti sul lavoro nel nostro Paese. Per questo motivo il governo, negli ultimi giorni, ha deciso di prendere dei seri provvedimenti, cambiando delle regole soprattutto per la gestione delle aziende. Ad annunciarlo è stato il premier Mario Draghi insieme al Ministro del Lavoro Andrea Orlando, che sono intervenuti su questo tema delicato e, purtroppo, sempre più all’ordine del giorno. Sono emersi dei cambiamenti importanti, mirati a un rafforzamento dell’Ispettorato nazionale del lavoro e quindi, in generale, a un ampliamento degli organici delle forze ispettive.

«Un tema che ha una enorme rilevanza sociale e nei confronti del quale cui condividiamo la necessità di trovare soluzioni efficaci che riducano il numero di vittime che è assolutamente inaccettabile per la coscienza collettiva di questo Paese – ha dichiarato il Ministro Orlando in Commissione sul tema infortuni sul lavoroGli infortuni pesano sul PIL nella misura stimata circa del 2,6%, gravando sul sistema sanitario, previdenziale, assicurativo, amministrativo e giudiziario, pesando sull’economia sana e lo stato sociale. Gli incidenti sul lavoro non sono il prezzo della crescita o il frutto della decrescita economica ma sono correlati alla legalità del lavoro. Gli infortuni aumentano quando ci sono pochi controlli, maglie larghe nella contrattualistica, una più debole rappresentanza dei lavoratori. Queste linee rappresentano, pertanto, le direttrici su cui muoversi con urgenza e vanno accompagnate da un profondo lavoro culturale di educazione alla legalità perché il solo approccio repressivo non basta».

SAFETY E SECURITY DOPPIO

SALUTE E SICUREZZA SUL LAVORO: LE MODIFICHE AL DECRETO

Sulla bozza stilata del Testo unico sulla sicurezza del lavoro, dalla Safety & Security di Artena ci dicono che si legge: «incentivare e semplificare l’attività di vigilanza in materia di salute e sicurezza su lavoro e il coordinamento dei soggetti competenti a presidiare il rispetto delle norme prevenzionistiche». Dunque, un ampliamento delle competenze ispettive dell’Ispettorato nazionale nell’ambito della materia della salute e sicurezza del lavoro, così da consentire un maggior presidio, su tutto il territorio nazionale, sul rispetto della relativa disciplina. Le modifiche prevedono, inoltre, «un accentramento in capo all’Ispettorato del coordinamento dell’attività di vigilanza in materia di salute e sicurezza su lavoro svolta a livello provinciale».

In breve, c’è la necessità di mettere a sistema un coordinamento che vede come protagonisti lo stesso Ispettorato e anche l’Asl, l’Inail e l’Inps. Tutto questo per cercare di mettere fine ai possibili rischi e pericoli, tutelando la salute e la sicurezza dei lavoratori, nonché per contrastare il lavoro irregolare e, soprattutto, il lavoro nero.

Per quanto riguarda le sanzioni? «Anche qui ci sono delle novitàdichiara Annalisa Cappa della Safety & Security Se a esempio l’ispettorato riscontra solo un 10% dei lavoratori occupati nell’azienda (la soglia attuale è del 20%), può decidere di ricorrere alla sospensione dell’attività imprenditoriale. In più, durante la sospensione, il datore di lavoro non potrà avere più rapporti con la pubblica amministrazione e sarà costretto comunque a pagare lo stipendio ai dipendenti. Se ciò non dovesse avvenire, per il capo dell’azienda è previsto l’arresto fino a 6 mesi e altre pene pecuniarie aggiuntive».

Articolo a cura di MANUEL MANCINI

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